Dagli scarti del latte si ottengono fertilizzanti e bioplastiche

10 agosto – L’industria alimentare come è noto rappresenta una delle principali fonti climalteranti e di inquinamento nel mondo. In Europa quella casearia e di lavorazione del latte è la più importante del macro settore dopo quella degli ortaggi. 172 milioni di tonnellate di latte prodotto ogni anno nel continente e un mercato in crescita già nei prossimi anni: elementi che impongono al comparto di introdurre pratiche di sostenibilità per ridurre l’impatto ambientale degli scarti prodotti dalla filiera della lavorazione del latte. Una possibile soluzione potrebbe arrivare oggi dalla scienza dei materiali e mette al centro il recupero dei rifiuti del processo caseario. In sostanza le acque reflue e gli scarti del latte, in genere smaltiti, potrebbero essere trasformati in nuovi prodotti come fertilizzanti ricchi di fosfato e bioplastiche. Un traguardo di assoluto rilievo che realizzerebbe una preziosa economia circolare, se pensiamo ai rischi per la tenuta dell’equilibrio dell’ecosistema causati dalla presenza in grandi quantità di fosforo nelle acque di risulta che, se non propriamente trattate, possono portare alla proliferazione di alghe e quindi alla morte della fauna acquatica nei fiumi per mancanza di ossigeno. Il progetto scientifico è al momento a cura di un team di biologi irlandesi che stanno sperimentando la trasformazione delle acque reflue in fanghi che sarebbero poi inceneriti per ottenere come prodotto una cenere ricca di sostanze nutritive e quindi utilizzabile a scopo agricolo come fertilizzante e come materia di base di una nuova generazione di bioplastica.

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