In tutto il mondo sono sempre più frequenti eventi atmosferici particolarmente intensi in grado di provocare ingenti danni a persone e cose. A cosa si devono queste occorrenze? Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Pnas ha provato a fare luce su questo, evidenziando come la frequenza di tifoni, uragani, alluvioni e periodi di siccità, sia andata crescendo negli ultimi due secoli. Una conclusione condivisa in larghissima parte dalla comunità scientifica e ribadita tra l’altro dall’Ipcc, l’organismo dell’Onu che studia i mutamenti climatici, la cui stima prevede la crescita in parallelo anche dell’intensità dei fenomeni. Che tipo di connessione sussiste però con il climate change? Ad oggi non è possibile stabilire con certezza un esatto rapporto di causa-effetto: la formazione di uragani e cicloni è influenzata infatti da modificazioni periodiche della circolazione atmosferica e delle correnti degli oceani, che intervengono insieme come fattori causali. Una sovrapposizione che non consente agli esperti di ricondurre gli eventi particolari al riscaldamento globale.
Resta il fatto che tempeste improvvise e uragani di grande intensità sono fenomeni che, seppur ancora una rarità, destano un segnale di allarme sui cambiamenti in corso. Gli scienziati argomentano che l’incremento è legato alla crescente quantità di energia che si sviluppa sulla Terra – dovuta a monte all’aumento delle temperature – che funge da propellente per fenomeni atmosferici ad alta intensità. In altre parole il riscaldamento delle acque degli oceani è in grado di fornire energia in grande quantità per la formazione di cicloni e tifoni.