Cosa si può ricavare dai residui della lavorazione del caffè? Carta e prodotti cosmetici secondo gli auguri della scienza. In particolare, è il tema che si è posto il gruppo di ricerca che coinvolge l’Istituto di scienze e tecnologie molecolari del CNR, insieme all’Università di Milano e a Eurac Research. La sperimentazione, nel dettaglio, è volta a studiare il possibile riutilizzo dello scarto industriale della tostatura del caffè, chiamato silverskin. Si tratta di un materiale organico, sottile e dalla consistenza soffice, che gli studiosi vorrebbero poter sfruttare per la realizzazione di carta (come additivo) e prodotti per l’industria cosmetica in modo sostenibile. Una finalità, quest’ultima, essenziale nell’elaborazione del progetto, che vede impegnati gli esperti di energia di Eurac Research proprio nella valutazione della sostenibilità ambientale del riuso industriale dello scarto del caffè, verificando l’impatto della tecnologia dal punto di vista del consumo energetico e di emissioni di CO2 nelle varie fasi della filiera industriale. Il caffè è oggi il secondo prodotto più scambiato al mondo, con un consumo annuo di circa 10 milioni di tonnellate secondo dati del 2015 ed è quindi facile intuire il vantaggio in termini economici e ambientali che sarebbe possibile ricavare se i test scientifici dovessero avere un esito positivo.