3 giugno 2019 – Primavera è tempo di gite fuori porta, pic-nic e barbecue in giardino. Una ricerca del Wwf Svizzera ha rilevato che su 21 marche di carbonella una su due contiene legno di foreste tropicali legato al disboscamento illegale e carbonella ottenuta con procedure di scarsa qualità e sicurezza. Nelle faggete in provincia di Grosseto è partita una iniziativa per la produzione di carbonella di filiera corta recuperando la tradizione dei carbonai con nuove tecnologie sostenibili per l’ambiente e per l’uomo. Storicamente la produzione avveniva su cumuli di legna ricoperti di terra, all’interno delle cupole veniva introdotto il fuoco da un camino centrale per consentire il processo di carbonizzazione all’interno. La combustione con poco ossigeno e senza fiamme produceva fumo tossico che veniva inalato dai carbonai. La nuova carbonaia delle foreste dell’Amiata svolge l’intero processo in ambiente controllato, ad alimentarla vi è una camera di combustione e i fumi prodotti sono abbattuti in una camera di condensazione munita di canna fumaria. Le sostanze reflue invece possono essere riutilizzate nel settore cosmetico o alimentare. Dai test è emerso che a parità di legna trattata la quantità di carbone vegetale ottenuta è superiore rispetto ai prodotti presenti in commercio