Lo sport in soccorso dell’ambiente

Si chiama plogging. Sta per un neologismo inglese che sintetizza l’attività di jogging e quella di raccolta dei rifiuti che si trovano sul percorso di corsa. Un fenomeno nato in Svezia che sta già conoscendo ampia diffusione nel resto d’Europa. Parliamo quindi di eco-runner, che abbinano la corsa alla pulizia dell’ambiente, impegnandosi nella raccolta dei rifiuti abbondonati a bordo strada e sui sentieri. Dalle iniziative singole, il plogging si sta allargando all’attività di gruppo, anche nella forma di competizione sportiva. L’Italia ha importato questo vero e proprio movimento già da qualche anno, iniziando a schierare alcuni atleti negli appuntamenti più importanti a livello internazionale. Molteplici sono oggi le iniziative. Il Tor des Géants, appuntamento valdostano noto come “la corsa in montagna più dura al mondo”, ha messo in palio cinque speciali pettorali ambientali, che saranno impiegati a sostegno di un progetto di sostenibilità sulla corretta gestione dei rifiuti. Ancora, il Ministero dell’Ambiente, tramite AICA, Associazione internazionale di comunicazione ambientale, promuove dal 2015 Keep Clean and Run (KCR), un eco-trail itinerante da Aosta a Ventimiglia, in sette tappe, ciascuna pari o superiore alla lunghezza di una maratona. Due anni fa invece è andato in scena un coast-to-coast di una settimana dalle Marche a Roma, passando per il Gran Sasso e l’appennino abruzzese-laziale. Lo scorso anno, infine, il percorso scelto è andato dal Vesuvio fino all’Etna. Un evento, promosso dalla Commissione Europea per contrastare il fenomeno del littering, realizzato nell’ambito della campagna “Let’s Clean Up Europe!” e che rappresenta una modalità intelligente e soprattutto utile per unire una sana pratica sportiva all’opera di sensibilizzazione della popolazione sulla tutela dell’ambiente.

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