Obsolescenza programmata, il forcing legislativo della Francia

In Francia fanno sul serio. Arriverà prossimamente l’etichetta che attesterà durata, riparabilità e robustezza dei dispositivi tecnologici. Una novità, che sarebbe introdotta dal 2020, finalizzata al contrasto del fenomeno industriale noto come obsolescenza programmata. Un’espressione in sostanza che fa riferimento alla strategia industriale volta a definire il ciclo vitale di un prodott in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Una scelta commerciale che naturalmente determina un consumo di risorse che sarebbe possibile evitare se i prodotti fossero progettati per durare di più o essere reimpiegati. Il progetto voluto dal Governo francese è ancora in fase di bozza, tanto che dovrà essere avviato ad una consultazione popolare, prima di trasformarsi in disegno di legge. La nuova legislazione prevederebbe inoltre l’obbligo, per tutti i riparatori di prodotti tecnologici, di fornire pezzi di ricambio usati. Una misura che fra l’altro già è in vigore per i meccanici, nel caso delle auto. Tutto, nell’ottica dell’economia circolare. In Francia l’obsolescenza programmata è reato dal 2016 e prevede pene fino a due anni di reclusione e una sanzione che va da 300 mila euro fino al 5% del giro d’affari dell’azienda produttrice. L’adesione all’etichetta però sarebbe per ora soltanto volontaria, un aspetto che ha sollevato le critiche da parte dell’associazione che si batte contro l’obsolescenza programmata. I francesi comunque vorrebbero esportare la loro impostazione anche al di fuori del Paese, coinvolgendo gli altri membri dell’Unione Europea ad adottare un’etichetta in grado di riferire la disponibilità o meno dei pezzi di ricambio per ogni prodotto.

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