Una pagella in materia di clima per tutti i Paesi del mondo

Il consorzio internazionale Climate Action Tracker stila ogni anno la classifica delle nazioni che adottano politiche di tutela ambientale.

Il CAT, un consorzio indipendente di ricerca che monitora l’impegno e le politiche climatiche delle singole nazioni, ha adeguato il suo sistema di rating secondo gli obiettivi previsti dagli accordi di Parigi. In principio, il sistema monitorava 33 Paesi divisi in due categorie “medio” e “inadeguato”. Ora le categorie sono passate a sei, consentendo di misurare con più precisione l’impegno dei singoli Paesi nella lotta al riscaldamento globale.

Rispetto alla Conferenza sul Clima di Copenaghen del 2009, che aveva stabilito di contenere l’aumento delle temperature medie globali entro i 2°C al 2050, nel 2015 il limite è stato fissato al 1,5°C. Un obiettivo ambizioso per tutti, per cui il CAT ha dovuto distribuire molte ‘maglie nere’.

Infatti, in cima alla classifica, la categoria “modello di comportamento”, risulta ad oggi purtroppo ancora vuota.

Seguono diversi gradi di sufficienza, che si distinguono in:

  • politiche climatiche compatibili con il limite di 1,5°C, dove compare il solo Marocco come esempio virtuoso;
  • politiche climatiche “compatibili con il limite dei 2°C ” in cui compaiono India e Costa Rica

Le insufficienze sono distinte in tre livelli: normale, serio e critico.

Nella casella dell’insufficienza semplice ricadono la maggioranza dei Paesi considerati: Australia, Brasile, Canada, Norvegia, Svizzera e l’intera Unione Europea, inclusa quindi l’Italia. Seriamente insufficienti sono poi le potenze economiche asiatiche, ovvero Cina, Giappone, Corea del Sud e Singapore, a cui si uniscono Argentina e Sud Africa.

Tra i “gravemente insufficienti” ci sono invece gli Stati Uniti, insieme a Arabia Saudita, Turchia, Cile, Russia e Ucraina.

La Cina è stata declassata perché, grazie alla sua crescita economica, gli viene riconosciuta una maggiore responsabilità e capacità di ridurre le proprie emissioni climalteranti. A ben vedere però, la Cina offre nel proprio piano nazionale enormi investimenti per le energie rinnovabili. Un serio rimprovero viene fatto invece al blocco dei Paesi occidentali, ancora inerti nel campo delle politiche di sostenibilità.

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